Don Jerzy Popieluszko martire del comunismo
22-12-2024 19:03 - Il PUNTO DI....Domenico Bonvegna.
Quarant'anni fa, nell'ottobre del 1984, il sacerdote polazzo don Jerzy Popieluszko (1947-1984) venne assassinato dagli agenti dei servizi di sicurezza della Polonia comunista. San Giovanni Paolo II, nel decimo anniversario della morte, definì questo martire del comunismo, “impavido difensore della verità, della giustizia, della libertà e della dignità dell'uomo” e la Chiesa lo dichiarò beato il 6 giugno 2010.
Nel 40° anniversario del martirio l'episcopato polacco ha pubblicato una Lettera pastorale, letta in tutte le chiese polacche. La lettera e la figura del sacerdote martire polacco, vengono presentate dal giornalista Wlodzimierz Redzioch nell'ultimo numero della rivista Cristianità (“Don Jerzy Popieluszko, patrono dell'odierna libertà”. Lettera pastorale dell'episcopato polacco; n. 429) Tra l'altro Redzioch è autore insieme a Gorny Grzegorz di un libro, edito qualche mese fa Ares di Milano, “Jerzy Popieluszko. Martire del comunismo”, con la presentazione del cardinale Marcello Semeraro.
Nella Lettera i vescovi polacchi ricordano il percorso di Popieluszko per diventare sacerdote. In famiglia ha imparato a distinguere il bene e il male e al rispetto della persona. Ricordano la sua ispirazione a san Maksymilian Kolbe. Come tutti i seminaristi anche Popieluszko ha dovuto subire il servizio militare e quindi il conseguente indottrinamento al marxismo. Qui ha subito umiliazioni e brutali pressioni. Jerzy fu ordinato sacerdote dal cardinale beato Stefan Wyszynski nel maggio del 1972.
Si arriva agli anni '80, la visita di Giovanni Paolo II in Polonia, la società civile si solleva e acquista coraggio opponendosi al sistema comunista. Intanto nasce Solidarnocs, il sindacato libero guidato da Lech Walesa. Ben presto don Jerzy dopo una celebrazione di una Santa Messa tra i lavoratori che avevano aderito al sindacato diventa cappellano di Solidarnocs. Nelle confessioni di questi operai, scrive don Jerzy, hanno capito di essere forti, uniti con Dio e con la Chiesa, hanno capito che potevano vincere il sistema comunista. Il 13 dicembre 1981 la rivoluzione pacifica di Solidarnocs fu interrotta dall'introduzione della legge marziale da parte del generale Wojciech Jaruzelski.
Cominciano le persecuzioni degli attivisti dell'opposizione al regime. Molti amici di Popieluszko furono arrestati. Nella Lettera dei vescovi si ricorda l'intenso attivismo del sacerdote per aiutare i lavoratori, ben presto diventò noto in tutta la Polonia. Nel 1982, cominciò a celebrare le cosiddette “Messe per la patria”. Il sacerdote amava chiarire che tutte “le crisi provengono dalla mancanza di verità, e per vivere nella verità bisogna superare la paura”. Inoltre, don Jerzy, “insegnava la vera storia della Polonia”. Grazie al tenace impegno del sacerdote si sono verificate, tra i lavoratori, molte conversioni e battesimi di adulti. “La gente tornava a casa senza paura e odio, con un senso di dignità e con speranza. Ovunque arrivasse la sua voce, [del sacerdote]il sistema comunista, governato dalla paura e dalla manipolazione, perdeva influenza”.
Per questo i comunisti imbastirono una campagna persecutoria e diffamatoria contro Popieluszko. Lo minacciarono, più volte, di morte, danneggiata la sua auto e gli hanno lanciato una bomba contro la sua casa. Don Jerzy non si lasciò intimidire, anzi diventò un'autorità morale e il simbolo della libertà in Polonia. Non era un incosciente, sapeva di rischiare la vita, ma ripeteva: “i discepoli di Cristo dovrebbero essere pronti a dare la vita per la verità”.
Le sue ultime parole durante un incontro disse: “Preghiamo affinchè possiamo essere liberi dalla paura, dalle intimidazioni, ma soprattutto dal desiderio di vendetta e di violenza”. Poche ore dopo mentre tornava a casa fu rapito dagli agenti del servizio di sicurezza, picchiato selvaggiamente. Il suo corpo fu ritrovato nelle acque della Vistola il 30 ottobre. I vescovi ricordano che il suo funerale di Popieluszko a Varsavia fu il più affollato nella storia della Polonia. Nella Lettera i vescovi parlano del culto del beato che continua ad aiutare le persone, come faceva durante la vita. Per intercessione del beato si segnalano trasformazioni interiori e grazie ricevute. L'umile sacerdote viene venerato in diversi luoghi del mondo. La sua tomba è frequentatissima, è il santo patrono non solo del sindacato Solidarnocs, dei cristiani perseguitati, ma anche dei giovani per guidarli in questo mondo complicato delle mezze verità, dei conflitti, della paura e dell'odio.