10 Febbraio 2025

La falsa equivalenza tra ostaggi israeliani e i detenuti palestinesi


La prima cosa che colpisce nello scambio tra ostaggi israeliani tenuti da Hamas e i detenuti palestinesi nelle carceri israeliani è la disparità numerica, 3 contro 90. Qual è la logica, il criterio di questo scambio? Adesso è evidente che l'attacco terroristico del 7 ottobre di Hamas aveva come scopo principale di fare il più possibile prigionieri israeliani per usarli dopo come merce di scambio. La vergogna di questa tragica faccenda è che quasi tutti i media hanno messo sullo stesso piano i civili israeliani rapiti dai terroristi e tenuti prigionieri per oltre un anno nei tunnel di Gaza e i detenuti palestinesi perlopiù terroristi, nelle carceri israeliani, che si sono macchiati di crimini orrendi.

Addirittura alcuni giornali hanno scritto che tra i detenuti palestinesi (qualcuno li ha definiti anche ostaggi) c'erano centinaia di donne e bambini. Ma chi sono i detenuti palestinesi? La domanda se l'è posta Natham Greppi, su atlanticoquotidiano (La falsa equivalenza tra ostaggi israeliani e detenuti palestinesi, 3.2.25) I loro curriculum sono tutt'altro che rassicuranti, non starò qui a fare l'elenco, riporto qualche nome, Zakaria Zubeidi, ex-comandante delle Brigate Martiri di Al-Aqsa a Jenin, è stato arrestato nel 2019 per il suo ruolo nelle sparatorie vicino a Beit El, in Cisgiordania. È anche legato a molteplici attacchi terroristici, incluso un attentato che nel 2002 uccise sei persone in un seggio elettorale di Beit Shean, dove membri del partito di centrodestra Likud stavano votando per le loro primarie.

Altri stavano scontando degli ergastoli come Iyad Jradat. A parte la Jihad Islamica, verranno liberati anche membri dello Squadrone Silwan, una cellula di Hamas formatasi a Gerusalemme Est. Si tratta di Wael Qissam, Wissam Abbasi e Muhammad Odeh, i quali hanno compiuto cinque attentati terroristici in Israele tra marzo e giugno 2002, uccidendo 35 persone e ferendone centinaia. Qualcuno addirittura doveva scontare 13 ergastoli. Mentre sono 48 ergastoli invece quelli che in teoria avrebbe dovuto scontare Mohammed Abu Warda, responsabile nel 1996 di attentati contro gli autobus di Gerusalemme sulla Route 18 israeliana, che uccisero 44 persone. E tanti altri condannati per omicidi e stupri.

Sullo stesso argomento è intervenuto Giovanni Sallusti su Libero del 2 febbraio (l'Occidente non piange i bimbi rapiti da Hamas, 2.2.25) “Ci sono due bambini che non scuotono la coscienza d’Occidente. O meglio, non scuotono le coscienze di coloro che sono addetti professionalmente alla catena di montaggio di quella grande impostura che è la Coscienza pubblica e mediatica occidentale: editorialisti, inviati, opinionisti, intellò o pseudotali, scrittori, scribacchini, cantautori, teatranti a vario e avariato titolo. È la compagnia schizofrenica che teneva “tutti gli occhi su Rafah” per monitorare il “genocidio” sionista, non per scovare i gerarchi del Terrore come Yahya Ainwar, che pure si nascondevano lì”. Sallusti fa l'esempio di Yarden Bibas, 484 giorni nell’inferno di Gaza. Una liberazione segnata però dall’assenza, manifesta, lancinante, incolmabile. Yarden torna a casa, “ma la sua casa è 'incompleta,” ha detto la famiglia. Non c'è la moglie Shiri.

E non sono a casa loro: Ariel e Kfir. Strappati dal loro kibbutz quel giorno, quando avevano l’uno quattro anni e l’altro nove mesi. Per Sallusti questo vicenda si può solo collegare alle Ss. “Sono le Ss contemporanee, questi terroristi nazi-islamici (non “miliziani”, cara bella gente che parla male e pensa peggio, non nobilitate gli aguzzini di bambini), i quali a un certo punto hanno detto a Yarden che i figli e la moglie erano rimasti vittime di un bombardamento”.

Sallusti è fortemente polemico con quei “professionisti della lacrima a comando (dell’ufficio stampa di Hamas) hanno le palpebre rinsecchite, i coniatori compulsivi di hashtag sull’esigenza di “restare umani” di fronte ai bombardamenti israeliani hanno i polpastrelli intorpiditi, i moltiplicatori seriali di appelli per i “bambini di Gaza” da firmare tra uno champagne e una tartina al caviale sono stranamente discreti”. Secondo costoro forse, “I bambini di Gaza valgono più dei bambini imprigionati a Gaza (quindi dei bambini ebrei, non fosse chiaro il teorema dell’antisemitismo chic), questo ci state dicendo?”

Sul tema dello scambio tra ostaggi e detenuti, c'è un interessante studio di Giulio Meotti, su Il Foglio del 1 febbraio. Meotti fa un bilancio storico dei ricatti che ha dovuto subire Israele da parte del terrorismo jihadista (La scelta di Israele. Su dieci terroristi palestinesi liberati, otto tornano a uccidere, 1.2.25, Il Foglio) “La storia si ripete e sempre come tragedia. In quarant’anni, 7.747 terroristi per 147 ostaggi israeliani, civili e militari, vivi o morti. Il prezzo atroce che da mezzo secolo il paese ostaggio dell’odio deve pagare per continuare a esistere”. E' il bilancio del ricatto a cui è stato costretto Israele dal 1985 a oggi.

A cui vanno aggiunti i 251 ostaggi rapiti il 7 ottobre da Hamas, dal Jihad islamico e da civili di Gaza non affiliati alle sigle del terrore a cui li hanno poi venduti. 113 ostaggi sono tornati in Israele al novembre 2023 (al termine della prima tregua); otto sono stati salvati vivi dall’esercito israeliano nel corso di operazioni speciali a Gaza. Dal 19 gennaio scorso è in corso la seconda tregua che prevede il rilascio, in un arco di 42 giorni, di 33 ostaggi in cambio di 1.904 terroristi palestinesi. Quanti moriranno domani per riavere oggi gli ostaggi?

Venerdì scorso, il direttore dello Shin Bet Ronen Bar ha presentato al gabinetto di sicurezza israeliano le statistiche che indicano che “l’82 per cento di coloro che sono stati rilasciati nell’accordo per Gilad Shalit nel 2011 sono tornati al terrorismo”. Pertanto, si dice che la storia non si ripete, ma nel caso di Israele, si ripete sempre. E sempre come tragedia, mai come farsa. “Il più infame dei terroristi rilasciati nel 2011, a cui avevano curato anche un cancro in carcere, è stato ovviamente il leader di Hamas, Yahya Sinwar, e decine di suoi uomini saliti alla guida del gruppo. L’ex leader militare di Hamas, Ahmed Jabari, si vantava che i prigionieri rilasciati in base a quell’accordo erano stati responsabili dell’uccisione di 569 israeliani. Sinwar avrebbe poi pianificato la morte di 1.200 israeliani”.

Meotti che tra l'altro è autore di diversi libri sia su Israele che sul terrorismo, fa una serie di esempi di terroristi liberati dalle carceri dai governi Israeliani per ottenere esigui numeri di ostaggi israeliani. Terroristi che poi sistematicamente si sono macchiati di orrendi assassini di soldati e civili israeliani, così Meotti scrive che i familiari che hanno avuto dei parenti uccisi dal terrorismo islamista “iniziarono a guardare impotenti mentre quelli che avevano inflitto loro morte e dolore venivano lasciati andare, spesso dopo pochi anni di carcere. I soldati israeliani che avevano rischiato la vita (e in tanti ce l’avrebbero lasciata) per arrestare quei terroristi vedevano tutte le loro fatiche gettate al vento. E il serbatoio di terroristi, desiderosi solo di ammazzare quanti più ebrei possibile, veniva regolarmente rifornito, spesso a un ritmo incredibile”. Meotti nel suo racconto scrive che anche l'attuale Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu si è piegato allo scambio di ostaggi con i terroristi.

Tra l'altro Netanyahu aveva pubblicato un libro intitolato “Terrorismo. Come l’occidente può sconfiggerlo”, in cui sosteneva di non negoziare con i terroristi in nessuna circostanza. Scrisse: “Questa politica dice ai terroristi che non cederemo alle loro richieste. Insistiamo affinché liberiate gli ostaggi. Se non lo farete pacificamente, siamo pronti a usare la forza. Stiamo offrendo un semplice scambio: la vostra vita per la vita degli ostaggi. In altre parole, l’unico ‘accordo’ che siamo disposti a fare con voi è questo: se vi arrendete senza combattere, rimarrete vivi”. Ma anche Netanyahu, come il governo laburista del tempo, avrebbe firmato due dei più grandi scambi di terroristi della storia israeliana.

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