Re Carnalivaru !......chi fini fici ?
22-01-2015 20:33 - .....Susiti e ...abballa!! Rubrica di Franco Gambino
Che fascino ...i cunti di una volta ! rimangono, sicuramente tra le più significative espressioni culturali della nostra tradizione, e vale la pena fare delle ricerche e approfondirne i temi, anche se, a volte, le difficoltà sono veramente notevoli..... Insieme ai pettegolezzi delle contrade siciliane tenevano banco durante gli incontri conviviali, nelle veglie notturne.... dei morti, e soprattutto durante le calde e afose serate d´estate. Nel "chianu", la gente si riuniva a cerchio più o meno numerosa, si sedeva, anche per terra, e per ore si raccontavano a turno "fatti antichi", avvenimenti più o meno significativi della giornata e poi i fantastici cunti di tutti i generi, fino a quando non arrivava quel "freschetto" notturno che permetteva di andare a letto con qualche probabilità di dormire. Bambini e ragazzi facevano a gara per partecipare a queste riunioni, e tralasciavano i loro giuochi ...di strada.
Cunti......i loro contenuti pervasi di valori morali, riprendevano in larga parte i temi dominanti nelle favole della tradizione occidentale. L´eterna lotta tra il bene e il male; la principessa o la bella prigioniera di incantesimi; il piccoletto che sconfigge l´omone cattivo; animali che parlano; l´intelligenza che sconfigge la prepotenza ; il dileggiare della "creduloneria" popolare e tanti altri temi che vengono tratti dalla cultura e dall´ambiente nostrano, quasi sempre con elaborazioni e interpretazioni originalissime. I momenti della narrazione e della rappresentazione, erano quelli "dedicati" alle interminabili serate d´inverno trascorse tra parenti ed amici, quasi sempre nelle case degli anziani nonni, attorno al "cufuni" (braciere) quando ancora non c´erano televisione e radio.
Quasi sempre, durante l´ascolto, le donne impiegavano il tempo tessendo al telaio, lavorando a maglia, o rammendando, preparando il lievito per il pane. I personaggi e le loro avventure entravano nella mente e nel cuore dei bambini, nella consapevolezza che avrebbero avuto un ruolo importante nella loro formazione, stimolandone la fantasia e animando i loro sogni. C´erano narratori che erano "artisti" del cuntu, a tal punto che la loro rappresentazione durava ore, raccontando e ripetendo.... quasi sempre sollecitati dai bambini stessi. E quando arrivava il momento di andare a letto,il narratore, per chiudere il cunto, senza fare abbassare di tono l´atmosfera che era riuscito a creare, era costretto a ricorrere a qualche "scusa o stratagemma" . In pratica il Cuntu lo faceva concludere, magari dopo essere stato costretto a ripeterlo più volte, quando i genitori, avendo ultimato le loro faccende, per portare i "picciriddi" a nnana.
Nel periodo che viviamo......in tema di tradizioni, non va dimenticato il Carnevale di una volta, con i caratteristici giovani vestiti completamente di bianco o nero (domino) e mascherati....indossando sulla testa un cono costruito con il cartone e addobbato con nastrini di carta colorata a formare una bellissima variopinta criniera al vento, mentre scorazzavano per il paese ad inseguire le ragazze che si avventuravano per strada e le inondavano di coriandoli . La maschera più in voga di una volta raffigurava una coppia : " La Vecchia" ed il "Vecchio"( o u Nannu e a Nanna). La "Vecchia" teneva nella mano sinistra u "cunucchiu e u fusu" e nella destra un´arancia in cui erano conficcate penne di gallina, mentre u "Nannu" teneva in mano (e...suonava) una vecchia Tromba -unisona- presa in prestito dal qualche amico "gilataru".
In genere nei balconi o nelle terrazze veniva esposto un fattoccio di paglia, con gli abiti neri o scuri ed un cappellaccio, con le sembianze di un Vecchio o di una Vecchia e.... nell´ultima notte di Carnevale veniva bruciato tra l´allegria, i canti, le grandi bevute di vino e le danze dei partecipanti alle feste.....in pratica era "l´illusione della sconfitta della morte" ! Ma a proposito di ..."morte" Vi voglio raccontare il cuntu preferito dai bambini di allora, in questo periodo....narratore il solito Don Ciccio Bilello.....luogo la grande sala di Donna Pippa Muntiliuni a Baglio Abele e sintiti sintiti.... chi fini fici " U Re Carnalivaru" ...... : Attacca Cicciu !
Re Carnalivaru , suvranu forti e putenti, governava un grandissimo regno con buonsenso e grande spirito di giustizia. I porti rù so palazzu erano sempre aperte e tutti putevanu trasiri nnà sò cucina grandissima, china di cibi prelibati e manciari finu a saziarisi ! Ma i servi invece di essiri priati di avere un Re accussì "sciampagnusu", sensibile ed altruista, approfittarono del suo buon cuore e, a picca a picca ci pigghiaru tanta cunfirienza , da costringere u poviru Re a non uscire più dal suo palazzo per non essere burlato e deriso, per la sua dabbenaggine festaiola. Iddru , allura chi ffici ? .....si ritirò in.... cucina e, ammucciatu, accuminciò a mangiare e bere in continuazione. Ma un ghiornu....era sabatu....dopo essersi ingozzato più del solito, accuminciò a sintirisi male. Vunciò comu un palluni....a facci russa russa pi ddù gran vinu, capìu, insomma, ca stava pi mmuoriri !...ma era felice ! Però, per la vita che aveva condotto in maniera allegra e sghizzosa....non se ne voleva andare così....sulu e abbannunatu . Si ricordò , Re Carnalivaru, di avere una suoru, una bella fimmina, ma fragile, snella jè delicata .
Tutta diversa da Lui, dal nome Quaresima.....che una volta era stata cacciata da corte La mandò a chiamare e lei, generosa, accorse; gli promise di assisterlo e farlo vivere altri tre giorni, domenica, lunedì e martedì, ma in cambio pretese di essere l´erede del regno. Re Carnevale accettò e passò gli ultimi tre giorni della sua vita divertendosi il più possibile, tra balli, canti, musica e manciari e biviri a soddispazione.... Morì la sera del martedì e sul trono, come precedentemente avevano stabilito, salì Quaresima...... pigghiò in mano le redini del regno e governò il popolo con rigore e giustizia...... e, in fondo, con grandi benefici per il suo popolo. Ancora oggi Re Carnevale (-comu puru u Nannu e a Nanna-), entrato così nella tradizione, viene bruciato alla fine dei tre giorni del Carnevale di trasgressione, baldoria e allegria per dare inizio alla..... Quaresima ! -....... nni vuliti cchiù ?....ora chi viriti ca u cuntu è finuto ratimi a biviri ca unn´aju vivutu ! Vinu !
Cunti......i loro contenuti pervasi di valori morali, riprendevano in larga parte i temi dominanti nelle favole della tradizione occidentale. L´eterna lotta tra il bene e il male; la principessa o la bella prigioniera di incantesimi; il piccoletto che sconfigge l´omone cattivo; animali che parlano; l´intelligenza che sconfigge la prepotenza ; il dileggiare della "creduloneria" popolare e tanti altri temi che vengono tratti dalla cultura e dall´ambiente nostrano, quasi sempre con elaborazioni e interpretazioni originalissime. I momenti della narrazione e della rappresentazione, erano quelli "dedicati" alle interminabili serate d´inverno trascorse tra parenti ed amici, quasi sempre nelle case degli anziani nonni, attorno al "cufuni" (braciere) quando ancora non c´erano televisione e radio.
Quasi sempre, durante l´ascolto, le donne impiegavano il tempo tessendo al telaio, lavorando a maglia, o rammendando, preparando il lievito per il pane. I personaggi e le loro avventure entravano nella mente e nel cuore dei bambini, nella consapevolezza che avrebbero avuto un ruolo importante nella loro formazione, stimolandone la fantasia e animando i loro sogni. C´erano narratori che erano "artisti" del cuntu, a tal punto che la loro rappresentazione durava ore, raccontando e ripetendo.... quasi sempre sollecitati dai bambini stessi. E quando arrivava il momento di andare a letto,il narratore, per chiudere il cunto, senza fare abbassare di tono l´atmosfera che era riuscito a creare, era costretto a ricorrere a qualche "scusa o stratagemma" . In pratica il Cuntu lo faceva concludere, magari dopo essere stato costretto a ripeterlo più volte, quando i genitori, avendo ultimato le loro faccende, per portare i "picciriddi" a nnana.
Nel periodo che viviamo......in tema di tradizioni, non va dimenticato il Carnevale di una volta, con i caratteristici giovani vestiti completamente di bianco o nero (domino) e mascherati....indossando sulla testa un cono costruito con il cartone e addobbato con nastrini di carta colorata a formare una bellissima variopinta criniera al vento, mentre scorazzavano per il paese ad inseguire le ragazze che si avventuravano per strada e le inondavano di coriandoli . La maschera più in voga di una volta raffigurava una coppia : " La Vecchia" ed il "Vecchio"( o u Nannu e a Nanna). La "Vecchia" teneva nella mano sinistra u "cunucchiu e u fusu" e nella destra un´arancia in cui erano conficcate penne di gallina, mentre u "Nannu" teneva in mano (e...suonava) una vecchia Tromba -unisona- presa in prestito dal qualche amico "gilataru".
In genere nei balconi o nelle terrazze veniva esposto un fattoccio di paglia, con gli abiti neri o scuri ed un cappellaccio, con le sembianze di un Vecchio o di una Vecchia e.... nell´ultima notte di Carnevale veniva bruciato tra l´allegria, i canti, le grandi bevute di vino e le danze dei partecipanti alle feste.....in pratica era "l´illusione della sconfitta della morte" ! Ma a proposito di ..."morte" Vi voglio raccontare il cuntu preferito dai bambini di allora, in questo periodo....narratore il solito Don Ciccio Bilello.....luogo la grande sala di Donna Pippa Muntiliuni a Baglio Abele e sintiti sintiti.... chi fini fici " U Re Carnalivaru" ...... : Attacca Cicciu !
Re Carnalivaru , suvranu forti e putenti, governava un grandissimo regno con buonsenso e grande spirito di giustizia. I porti rù so palazzu erano sempre aperte e tutti putevanu trasiri nnà sò cucina grandissima, china di cibi prelibati e manciari finu a saziarisi ! Ma i servi invece di essiri priati di avere un Re accussì "sciampagnusu", sensibile ed altruista, approfittarono del suo buon cuore e, a picca a picca ci pigghiaru tanta cunfirienza , da costringere u poviru Re a non uscire più dal suo palazzo per non essere burlato e deriso, per la sua dabbenaggine festaiola. Iddru , allura chi ffici ? .....si ritirò in.... cucina e, ammucciatu, accuminciò a mangiare e bere in continuazione. Ma un ghiornu....era sabatu....dopo essersi ingozzato più del solito, accuminciò a sintirisi male. Vunciò comu un palluni....a facci russa russa pi ddù gran vinu, capìu, insomma, ca stava pi mmuoriri !...ma era felice ! Però, per la vita che aveva condotto in maniera allegra e sghizzosa....non se ne voleva andare così....sulu e abbannunatu . Si ricordò , Re Carnalivaru, di avere una suoru, una bella fimmina, ma fragile, snella jè delicata .
Tutta diversa da Lui, dal nome Quaresima.....che una volta era stata cacciata da corte La mandò a chiamare e lei, generosa, accorse; gli promise di assisterlo e farlo vivere altri tre giorni, domenica, lunedì e martedì, ma in cambio pretese di essere l´erede del regno. Re Carnevale accettò e passò gli ultimi tre giorni della sua vita divertendosi il più possibile, tra balli, canti, musica e manciari e biviri a soddispazione.... Morì la sera del martedì e sul trono, come precedentemente avevano stabilito, salì Quaresima...... pigghiò in mano le redini del regno e governò il popolo con rigore e giustizia...... e, in fondo, con grandi benefici per il suo popolo. Ancora oggi Re Carnevale (-comu puru u Nannu e a Nanna-), entrato così nella tradizione, viene bruciato alla fine dei tre giorni del Carnevale di trasgressione, baldoria e allegria per dare inizio alla..... Quaresima ! -....... nni vuliti cchiù ?....ora chi viriti ca u cuntu è finuto ratimi a biviri ca unn´aju vivutu ! Vinu !