L´Arcivesco di Messina toglie l´incarico all´Arciprete di Taormina Don Salvatore Sinitò: per una presunta amante???
12-08-2014 13:30 - Attualità
La lettera dell´Arcivescovo di Messina è arrivata il 29 luglio scorso. Una scarna paginetta per comunicare a Don Salvatore Sinitò, 60 anni, parroco della prestigiosa arcipretura di Taormina, che con decorrenza 18 agosto il suo incarico sarebbe giunto a termine.
Nella città in piena convulsione estiva, quando la cura del turista diventa l´alfa e l´omega del suo bioritmo, il focus totalizzante dell´attenzione collettiva, la notizia dell´imminente cacciata del sacerdote ha avuto l´effetto di un pugno allo stomaco, una scossa alle emozioni, un colpo di frusta al torpore agostano.
E come la lava che ogni notte l´Etna spara nel cielo stellato, in una delle più spettacolari eruzioni degli ultimi anni, un fiume rovente di speculazioni, pettegolezzi, retroscena si è riversato sul caso di Don Salvatore e i motivi che ne hanno provocato l´allontanamento, diventati ormai the talk of the city . La città è spaccata. Chiunque ha un´opinione. «Deve restare, è un galantuomo». «No, è meglio che se ne vada, ha diviso i fedeli».
Se ne parla davanti alle granite del Bambar o sorseggiando un inzolia all´Arco Rosso, si apprendono particolari veri o presunti negli eleganti negozi di Corso Umberto, in fila alla Posta o in banca. Ne discutono i blogger sui siti locali. E lo mette all´ordine del giorno perfino il Consiglio Comunale, dove un esponente di opposizione, forse dimentico del precetto evangelico di separare le cose di Cesare da quelle di Dio, ha chiesto un intervento del Comune presso la Curia per chiarire la posizione del parroco, «che in questi 5 anni ha fatto cose importanti e apprezzate».
In verità, da quel novembre 2009 in cui ne prese la guida, Don Salvatore ha fatto rifiorire l´Arcipretura, rivitalizzando la comunità religiosa. Ha creato dal nulla un Consiglio Pastorale eletto dai fedeli. Ha ripulito e riaperto tutte le piccole chiese di Taormina, gioielli di architettura povera per anni completamente abbandonate. Ha restaurato il cinema parrocchiale. Ha ripreso dopo decenni la cadenza annuale per la festa di Pancrazio, il Santo dalla pelle scura patrono della città.
Certo qualche obiezione sui suoi metodi decisionisti, in passato s´era sentita. La Sovrintendenza gli aveva contestato i lavori di restauro a Santa Domenica e alla Madonna della Rocca, fatti senza autorizzazione, costringendolo a rimuovere alcune decorazioni. Poi c´era quella storia dei funerali, che Don Salvatore ha deciso di non accompagnare più fino al cimitero, in applicazione di una norma vescovile spesso disattesa in Sicilia, che ha provocato molto scontento in una parte dei fedeli. E qualcuno ha storto il naso di fronte alla sua gestione manageriale del business dei matrimoni. Taormina ne ospita in media quasi 1 al giorno, oltre 350 ogni anno, nella bellissima Basilica medievale dedicata a San Nicola di Bari o in una delle chiesette riaperte in questi anni.
Don Salvatore ha imposto regole e tariffe precise, consigliando agli sposi anche il fioraio, il fotografo, perfino il cocktail dopo la cerimonia. Ma i proventi, tutti concordano, sono stati sempre spesi a maggior gloria dell´Arcipretura.
Ma allora perché, si chiederà il lettore, l´Arcivescovo vuole allontanare da Taormina un prelato così efficace e apprezzato? Quali sono state le notitiae criminis che hanno spinto Monsignor Calogero La Piana, archimandrita del Santissimo Salvatore, a un gesto così drastico?
Entriamo naturalmente in un terreno molto sdrucciolevole. Voci, sussurri, mezzi sorrisi, nessuna conferma. Ma un tam-tam inesorabile: cherchez la femme . L´arciprete avrebbe un´amante, una giovane ragazza locale. «Anche l´altra mattina era in spiaggia, ccu Idda e sua madre», segnala una voce anonima, probabilmente la stessa che si è presa la briga di far presente la cosa all´Arcivescovato.
E ovviamente stupisce, ammesso che sia vero, che una città con un genius loci così libertino e tollerante si scandalizzi per un eventuale affaire . Qualcuno ricorda anche che a uno dei predecessori di Don Salvatore, in epoca molto più bacchettona, venne per decenni perdonato tanto, ma tanto di più: «Chiddu, quanti nni cumminau», quello quante ne ha combinate, commenta saggiamente una sostenitrice del parroco.
«Città di maldicenze e di chiacchiere», dice Paolo Restuccia, membro del Consiglio Parrocchiale, in una lettera aperta al sito vaitaormina.com . Mentre Giancarlo Laganà, responsabile della Chiesa di Santa Domenica, parla di una «campagna di calunnie» da parte di persone cui Don Salvatore ha tolto posizioni di privilegio.
Ma l´Arcivescovo di Messina appare irremovibile. «Purtroppo deve andarsene, è una faccenda grave», avrebbe risposto un suo stretto collaboratore a un notabile locale che tentava di mediare. I giorni di Don Salvatore Sinitò a Taormina sembrano contati.
Nella città in piena convulsione estiva, quando la cura del turista diventa l´alfa e l´omega del suo bioritmo, il focus totalizzante dell´attenzione collettiva, la notizia dell´imminente cacciata del sacerdote ha avuto l´effetto di un pugno allo stomaco, una scossa alle emozioni, un colpo di frusta al torpore agostano.
E come la lava che ogni notte l´Etna spara nel cielo stellato, in una delle più spettacolari eruzioni degli ultimi anni, un fiume rovente di speculazioni, pettegolezzi, retroscena si è riversato sul caso di Don Salvatore e i motivi che ne hanno provocato l´allontanamento, diventati ormai the talk of the city . La città è spaccata. Chiunque ha un´opinione. «Deve restare, è un galantuomo». «No, è meglio che se ne vada, ha diviso i fedeli».
Se ne parla davanti alle granite del Bambar o sorseggiando un inzolia all´Arco Rosso, si apprendono particolari veri o presunti negli eleganti negozi di Corso Umberto, in fila alla Posta o in banca. Ne discutono i blogger sui siti locali. E lo mette all´ordine del giorno perfino il Consiglio Comunale, dove un esponente di opposizione, forse dimentico del precetto evangelico di separare le cose di Cesare da quelle di Dio, ha chiesto un intervento del Comune presso la Curia per chiarire la posizione del parroco, «che in questi 5 anni ha fatto cose importanti e apprezzate».
In verità, da quel novembre 2009 in cui ne prese la guida, Don Salvatore ha fatto rifiorire l´Arcipretura, rivitalizzando la comunità religiosa. Ha creato dal nulla un Consiglio Pastorale eletto dai fedeli. Ha ripulito e riaperto tutte le piccole chiese di Taormina, gioielli di architettura povera per anni completamente abbandonate. Ha restaurato il cinema parrocchiale. Ha ripreso dopo decenni la cadenza annuale per la festa di Pancrazio, il Santo dalla pelle scura patrono della città.
Certo qualche obiezione sui suoi metodi decisionisti, in passato s´era sentita. La Sovrintendenza gli aveva contestato i lavori di restauro a Santa Domenica e alla Madonna della Rocca, fatti senza autorizzazione, costringendolo a rimuovere alcune decorazioni. Poi c´era quella storia dei funerali, che Don Salvatore ha deciso di non accompagnare più fino al cimitero, in applicazione di una norma vescovile spesso disattesa in Sicilia, che ha provocato molto scontento in una parte dei fedeli. E qualcuno ha storto il naso di fronte alla sua gestione manageriale del business dei matrimoni. Taormina ne ospita in media quasi 1 al giorno, oltre 350 ogni anno, nella bellissima Basilica medievale dedicata a San Nicola di Bari o in una delle chiesette riaperte in questi anni.
Don Salvatore ha imposto regole e tariffe precise, consigliando agli sposi anche il fioraio, il fotografo, perfino il cocktail dopo la cerimonia. Ma i proventi, tutti concordano, sono stati sempre spesi a maggior gloria dell´Arcipretura.
Ma allora perché, si chiederà il lettore, l´Arcivescovo vuole allontanare da Taormina un prelato così efficace e apprezzato? Quali sono state le notitiae criminis che hanno spinto Monsignor Calogero La Piana, archimandrita del Santissimo Salvatore, a un gesto così drastico?
Entriamo naturalmente in un terreno molto sdrucciolevole. Voci, sussurri, mezzi sorrisi, nessuna conferma. Ma un tam-tam inesorabile: cherchez la femme . L´arciprete avrebbe un´amante, una giovane ragazza locale. «Anche l´altra mattina era in spiaggia, ccu Idda e sua madre», segnala una voce anonima, probabilmente la stessa che si è presa la briga di far presente la cosa all´Arcivescovato.
E ovviamente stupisce, ammesso che sia vero, che una città con un genius loci così libertino e tollerante si scandalizzi per un eventuale affaire . Qualcuno ricorda anche che a uno dei predecessori di Don Salvatore, in epoca molto più bacchettona, venne per decenni perdonato tanto, ma tanto di più: «Chiddu, quanti nni cumminau», quello quante ne ha combinate, commenta saggiamente una sostenitrice del parroco.
«Città di maldicenze e di chiacchiere», dice Paolo Restuccia, membro del Consiglio Parrocchiale, in una lettera aperta al sito vaitaormina.com . Mentre Giancarlo Laganà, responsabile della Chiesa di Santa Domenica, parla di una «campagna di calunnie» da parte di persone cui Don Salvatore ha tolto posizioni di privilegio.
Ma l´Arcivescovo di Messina appare irremovibile. «Purtroppo deve andarsene, è una faccenda grave», avrebbe risposto un suo stretto collaboratore a un notabile locale che tentava di mediare. I giorni di Don Salvatore Sinitò a Taormina sembrano contati.
fonte. Corriere della Sera - Paolo Valentino