Crediamo di essere la generazione più intelligente nella storia dell´Umanità
06-10-2014 20:49 - Il PUNTO DI....Domenico Bonvegna.
In pochi anni è stata spazzata via una tradizione ultra millenaria che regolava il nostro modo di essere in famiglia, a scuola, sul lavoro, nel tempo libero. "Tutto è stato stravolto con l´idea che tutto sarebbe migliorato", lo sostiene Michele Brambilla in un libro di qualche anno fa, adatto proprio per le vacanze, "Coraggio il meglio è passato". Viaggio nel nuovo conformismo italiano", Mondadori ( Milano 2009)
"Ci crediamo più evoluti in ogni campo, non solo nelle scienze e nella tecnica, ma anche nella cultura, nella convivenza civile, perfino nel comune senso della morale. Ma è davvero così?". Brambilla è un giornalista doc, autore del discusso pamphlet di successo, "L´eskimo in redazione", (Edizioni Ares, Milano 1990) ora scrive per "La Stampa" di Torino, ha compiuto un viaggio, da cronista, nel "come siamo" del paese reale, trovando un´Italia molto diversa dai "luoghi comuni". Qualcosa di simile l´ho trovato in "Illusioni italiche".
Capire il paese in cui viviamo senza dar retta ai luoghi comuni" di Luca Ricolfi, Mondadori (Milano 2010). L´economista di Torino, raccoglie una serie di illusioni , li chiama "credenze empiriche false, semplicemente indimostrate", che sono poi lontane dai fatti. Ricolfi come Brambilla esamina alcune questioni cruciali, dalla giustizia, alla criminalità, dall´immigrazione alla povertà, dalla scuola al fisco, dalla sanità all´annosa questione del Mezzogiorno. Son venute fuori quarantuno "esercizi di disincanto", corredate da una cartina o da un grafico.
Brambilla ha fatto un giro per vedere che cosa era rimasto degli usi e costumi della sua infanzia e della sua giovinezza, è rimasto ben poco. "Il mondo attuale si sente più forte, più intelligente e più colto". E proprio questo mondo del "politicamente corretto" che Brambilla mette un po´ a nudo e alla berlina, spesso attestando le sue ipocrisie e conformismi. Tuttavia Brambilla non vuole sostenere che si stava meglio quando si stava peggio.
Brambilla presenta XIII schede, affronta diversi argomenti a cominciare dalla famiglia che era il centro della società, magari si preferiva essere separati in casa, piuttosto che romperla; oggi se non è "allargata", non merita una fiction tv". Chi ha una famiglia numerosa "è un incosciente, anzi un mezzo criminale perché attenta all´equilibrio del pianeta" . C´è sempre un professor Sartori che ci ricorda che "siamo in troppi". L´istituzione del ministero della famiglia da Brambilla viene visto alla stessa stregua dell´istituzione della "superprocura antimafia", cioè come qualcosa di emergenziale, una specie di unità di crisi per far fronte ai danni di un terremoto o di un´alluvione. "Evidentemente ormai la famiglia è come una calamità naturale o una specie a rischio di estinzione: sposarsi è come prendere un panda in casa".
I giovani di oggi sembrano preoccupati forse per lo più dalla convivenza,"stare con una persona tutta la vita è una prospettiva da incubo". Una volta il divorzio era una decisione sofferta, oggi c´è quello istantaneo, via internet, c´è il cyber-divorzio, inaugurato addirittura in Portogallo. Brambilla espone le conseguenze sociali del divorzio, in particolare si riversano tutte sui figli, che poi vengono negati ai loro papà. Pare che in Italia, negli ultimi dieci anni, sono stati più di cento i papà che si sono uccisi, disperati perché non potevano più vedere i propri figli. Poi c´è la spinosa questione dei gay, il preteso matrimonio, ormai solo loro vogliono, non solo, ma pretendono anche avere figli, naturalmente in affidamento. Così, quando uno sostiene che il bambino, la parte debole, ha bisogno di un padre e una madre, per "Repubblica", diventa una "frase choc".
Infatti, per Brambilla, siamo arrivati al punto, che "lo choc non è più essere gay, ma dire che un bambino ha bisogno di un padre e di una madre". Brambilla a questo proposito cerca di fare delle riflessioni di totale ovvietà, in particolare sul processo di procreazione, che naturalmente "una coppia omosessuale non può né potrà mai fare. E non perché glielo impedisca il Vaticano: è la natura a frapporre qualche non marginale impedimento".
Certo discutere sui cambiamenti della famiglia, potremmo fare enciclopedie, ma anche sulla questione educazione, sulla scuola, dove c´è molto da argomentare. Il giornalista affronta il tema delle punizioni corporali, anche qui quanto inchiostro, su chi è contro chi a favore. Ora stiamo esagerando, scrive Brambilla, siamo passati al lassismo più totale. Il 75 % dei genitori permette ai figli di bere alcolici sotto i diciotto anni; il 45 % consente alle figlie sedicenni di dormire dal fidanzatino/a; la metà dei ragazzi sotto i sedici anni sta alzata fin dopo mezzanotte. In pratica alla fine abbiamo prodotto un´orda di potenziali bulli o almeno di piccoli maleducati. Brambilla ricorda i suoi tempi a scuola, i colloqui tra insegnanti e genitori, ora tutto è cambiato. Prima "qualunque fosse l´esito del colloquio, a casa non ci aspettava nulla di buono". Oggi si è abituati a giustificare tutto al cocco, senza se e senza ma. "Temo che la mia sia una generazione senza attributi, - scrive Brambilla - per pigrizia abbiamo rinunciato a mettere dei paletti. Un po´ per i cascami dell´ideologia sessantottina(...) così rischiamo di tirare su una generazione di smidollati pronti a perdersi alla prima difficoltà".
Tutto è cambiato, la percezione della giovinezza, della vecchiaia. Come dev´essere vissuta la vita? Mezzo secolo fa un cinquantenne era un vecchio. Perfino i giovani della generazione dei nostri padri sembravano dei vecchi. A questo proposito Brambilla, fa dei riferimenti precisi ai calciatori del grande Torino: "l´unico che aveva l´aspetto non dico di un ventenne ma almeno di un trentenne era Valentino Mazzola", il papà del grande Sandro.
Non c´è più rispetto per l´autorità, per la religione, il senso del denaro, della salute, della vita e della morte, perfino del divertimento. Interessanti a questo proposito le riflessioni sul modo di seguire il calcio. Su questo tutto è cambiato, dalla radiocronaca di "Tutto il calcio minuto per minuto", alla "Domenica Sportiva". Una volta fino alle 19 della sera di domenica magari non conoscevi i risultati delle partite giocate nel pomeriggio, adesso è difficilissimo anche se ti fai una potente dose di anestesia, dovunque ti giri sei bombardato dai risultati in diretta, è un continuo aggiornamento in tempo reale.
E poi la "Scienza", basta la parola. Si esagera con le analisi, con gli esami, le ecografie. Poi c´è la "dittatura degli esperti", il rischio è enorme per Brambilla. "A differenza dei vecchi dittatori che cercavano il consenso con una politica populista e conservavano il potere con la forza, e a differenza degli antichi monarchi che facevano discendere il loro diritto a governare da un mandato divino su cui comunque si poteva discutere, l´esperto, cioè il nuovo tiranno di oggi, convince subito i sudditi grazie a una parola magica che scaccia ogni dubbio: la scienza".
Brambilla in questo viaggio nell´esistenza quotidiana della gente comune ha scoperto che i nuovi stili di vita, i nuovi vizi, i nuovi tic, le nuove ipocrisie degli italiani smentiscono il luogo comune un po´ infantile secondo il quale più si va avanti e più si migliora. Pertanto concludiamo con la battuta di Flaviano: "Coraggio, il meglio è passato
"."Ci crediamo più evoluti in ogni campo, non solo nelle scienze e nella tecnica, ma anche nella cultura, nella convivenza civile, perfino nel comune senso della morale. Ma è davvero così?". Brambilla è un giornalista doc, autore del discusso pamphlet di successo, "L´eskimo in redazione", (Edizioni Ares, Milano 1990) ora scrive per "La Stampa" di Torino, ha compiuto un viaggio, da cronista, nel "come siamo" del paese reale, trovando un´Italia molto diversa dai "luoghi comuni". Qualcosa di simile l´ho trovato in "Illusioni italiche".
Capire il paese in cui viviamo senza dar retta ai luoghi comuni" di Luca Ricolfi, Mondadori (Milano 2010). L´economista di Torino, raccoglie una serie di illusioni , li chiama "credenze empiriche false, semplicemente indimostrate", che sono poi lontane dai fatti. Ricolfi come Brambilla esamina alcune questioni cruciali, dalla giustizia, alla criminalità, dall´immigrazione alla povertà, dalla scuola al fisco, dalla sanità all´annosa questione del Mezzogiorno. Son venute fuori quarantuno "esercizi di disincanto", corredate da una cartina o da un grafico.
Brambilla ha fatto un giro per vedere che cosa era rimasto degli usi e costumi della sua infanzia e della sua giovinezza, è rimasto ben poco. "Il mondo attuale si sente più forte, più intelligente e più colto". E proprio questo mondo del "politicamente corretto" che Brambilla mette un po´ a nudo e alla berlina, spesso attestando le sue ipocrisie e conformismi. Tuttavia Brambilla non vuole sostenere che si stava meglio quando si stava peggio.
Brambilla presenta XIII schede, affronta diversi argomenti a cominciare dalla famiglia che era il centro della società, magari si preferiva essere separati in casa, piuttosto che romperla; oggi se non è "allargata", non merita una fiction tv". Chi ha una famiglia numerosa "è un incosciente, anzi un mezzo criminale perché attenta all´equilibrio del pianeta" . C´è sempre un professor Sartori che ci ricorda che "siamo in troppi". L´istituzione del ministero della famiglia da Brambilla viene visto alla stessa stregua dell´istituzione della "superprocura antimafia", cioè come qualcosa di emergenziale, una specie di unità di crisi per far fronte ai danni di un terremoto o di un´alluvione. "Evidentemente ormai la famiglia è come una calamità naturale o una specie a rischio di estinzione: sposarsi è come prendere un panda in casa".
I giovani di oggi sembrano preoccupati forse per lo più dalla convivenza,"stare con una persona tutta la vita è una prospettiva da incubo". Una volta il divorzio era una decisione sofferta, oggi c´è quello istantaneo, via internet, c´è il cyber-divorzio, inaugurato addirittura in Portogallo. Brambilla espone le conseguenze sociali del divorzio, in particolare si riversano tutte sui figli, che poi vengono negati ai loro papà. Pare che in Italia, negli ultimi dieci anni, sono stati più di cento i papà che si sono uccisi, disperati perché non potevano più vedere i propri figli. Poi c´è la spinosa questione dei gay, il preteso matrimonio, ormai solo loro vogliono, non solo, ma pretendono anche avere figli, naturalmente in affidamento. Così, quando uno sostiene che il bambino, la parte debole, ha bisogno di un padre e una madre, per "Repubblica", diventa una "frase choc".
Infatti, per Brambilla, siamo arrivati al punto, che "lo choc non è più essere gay, ma dire che un bambino ha bisogno di un padre e di una madre". Brambilla a questo proposito cerca di fare delle riflessioni di totale ovvietà, in particolare sul processo di procreazione, che naturalmente "una coppia omosessuale non può né potrà mai fare. E non perché glielo impedisca il Vaticano: è la natura a frapporre qualche non marginale impedimento".
Certo discutere sui cambiamenti della famiglia, potremmo fare enciclopedie, ma anche sulla questione educazione, sulla scuola, dove c´è molto da argomentare. Il giornalista affronta il tema delle punizioni corporali, anche qui quanto inchiostro, su chi è contro chi a favore. Ora stiamo esagerando, scrive Brambilla, siamo passati al lassismo più totale. Il 75 % dei genitori permette ai figli di bere alcolici sotto i diciotto anni; il 45 % consente alle figlie sedicenni di dormire dal fidanzatino/a; la metà dei ragazzi sotto i sedici anni sta alzata fin dopo mezzanotte. In pratica alla fine abbiamo prodotto un´orda di potenziali bulli o almeno di piccoli maleducati. Brambilla ricorda i suoi tempi a scuola, i colloqui tra insegnanti e genitori, ora tutto è cambiato. Prima "qualunque fosse l´esito del colloquio, a casa non ci aspettava nulla di buono". Oggi si è abituati a giustificare tutto al cocco, senza se e senza ma. "Temo che la mia sia una generazione senza attributi, - scrive Brambilla - per pigrizia abbiamo rinunciato a mettere dei paletti. Un po´ per i cascami dell´ideologia sessantottina(...) così rischiamo di tirare su una generazione di smidollati pronti a perdersi alla prima difficoltà".
Tutto è cambiato, la percezione della giovinezza, della vecchiaia. Come dev´essere vissuta la vita? Mezzo secolo fa un cinquantenne era un vecchio. Perfino i giovani della generazione dei nostri padri sembravano dei vecchi. A questo proposito Brambilla, fa dei riferimenti precisi ai calciatori del grande Torino: "l´unico che aveva l´aspetto non dico di un ventenne ma almeno di un trentenne era Valentino Mazzola", il papà del grande Sandro.
Non c´è più rispetto per l´autorità, per la religione, il senso del denaro, della salute, della vita e della morte, perfino del divertimento. Interessanti a questo proposito le riflessioni sul modo di seguire il calcio. Su questo tutto è cambiato, dalla radiocronaca di "Tutto il calcio minuto per minuto", alla "Domenica Sportiva". Una volta fino alle 19 della sera di domenica magari non conoscevi i risultati delle partite giocate nel pomeriggio, adesso è difficilissimo anche se ti fai una potente dose di anestesia, dovunque ti giri sei bombardato dai risultati in diretta, è un continuo aggiornamento in tempo reale.
E poi la "Scienza", basta la parola. Si esagera con le analisi, con gli esami, le ecografie. Poi c´è la "dittatura degli esperti", il rischio è enorme per Brambilla. "A differenza dei vecchi dittatori che cercavano il consenso con una politica populista e conservavano il potere con la forza, e a differenza degli antichi monarchi che facevano discendere il loro diritto a governare da un mandato divino su cui comunque si poteva discutere, l´esperto, cioè il nuovo tiranno di oggi, convince subito i sudditi grazie a una parola magica che scaccia ogni dubbio: la scienza".
Brambilla in questo viaggio nell´esistenza quotidiana della gente comune ha scoperto che i nuovi stili di vita, i nuovi vizi, i nuovi tic, le nuove ipocrisie degli italiani smentiscono il luogo comune un po´ infantile secondo il quale più si va avanti e più si migliora. Pertanto concludiamo con la battuta di Flaviano: "Coraggio, il meglio è passato