Tutti i segreti del Ponte sotto lo Stretto Viaggio (via terra e via mare) nel cantiere dell´elettrodotto Terna fra Sicilia e Calabria.
25-04-2014 19:54 - Attualità
Scilla e Cariddi sono lì, sembrano lontane l'una dall'altra. Eppure sono così vicine. Si tendono la mano, non si toccano. Ma provano ad avvicinarsi l'un l'altra, tenendo stretti dei cavi gialli e blu. No, il sogno del Ponte sullo Stretto stavolta non c'entra.
È stato derubricato a costosissimo miraggio di una stagione - politica, economica, fors'anche umana - che sembra già ingiallita nelle pagine dei faldoni del progetto. Che non si fa, forse non si farà mai. E, con il rinculo della suggestione, ci troviamo catapultati in un'altra storia. Con meno grandeur, con meno plastici da esporre al pubblico ludibrio, con un valore meno simbolico. Forse con più utilità, in fondo. Eppure con le stesse proteste sul territorio e il medesimo mal di pancia.
Eccoci nell'approdo siciliano del "Ponte sotto lo Stretto". In località Fiumara Gallo, territorio di Villafranca Tirrena, in provincia di Messina. In una spianata a degradare sul mare, ecco i terminali dell'elettrodotto che Terna sta costruendo per collegare l'Isola al resto d'Italia.
Qui i cavi gialli e blu che sgorgano dal Tirreno si trasformano in altri cavi, neri ma dello stesso diametro, per trasportare l'energia in tutta la Sicilia. È la linea Sorgente-Rizziconi, in tutto 105 chilometri.
Non passeranno né Tir, né auto, né treni. Ma l'alta velocità in questione è quella elettrica: una nuova linea a 380 kV, che rappresenta la sfida più importalte per il Gestore unico e proprietario della rete di trasmissione in alta tensione italiana, titolare della concessione governativa delle "autostrade dell'eneriga" in regime di monopolio regolato, con 700 milioni di euro di investimento.
Questo non è più un sogno ben digitalizzato in un rendering virtuale. È un'opera vera, che tocchiamo con mano. Sopra e sotto il livello del mare. Il vero punto d'inizio nell'isola è nella stazione elettrica di Sorgente, a Messina, una specie di super cabina di regia dell'approvvigionamento elettrico di tutta l'Isola. «È la più grande d'Italia - spiega uno dei responsabili - e da qui si diramano i principali collegamenti per Palermo, Ragusa e Catania». C'è un cicaleccio quasi assordante. Ci spiegano che trattasi del cosiddetto "effetto corona", «l'umidità dell'aria a contatto con i conduttori».
Da Sorgente si avvia un tratto aereo di 21 chilometri che arriva appunto alla stazione di Villafranca Tirrena (definita in «in avanzato stato di costruzione»), dove c'è un cavo interrato di circa due chilometri fino all'approdo del cavo marino di Fiumara Gallo. Questo è uno dei terminali della parte più suggestiva del tracciato: 38 chilometri di cavo marino a doppia terna. Il più lungo del mondo, più degli elettrodotti Canada-Vancouver (31 km), Spagna-Marocco (28,5 km) e Giordania-Egitto (13,6 km).
Sotto lo Stretto lo spettacolo è mozzafiato. Già completata la posa, nelle vicinanze degli approdi i cavi gialli e blu sono stati inseriti in una tubazione sotterranea, predisposta con degli scavi e, in alcune parti del tracciato con una perforazione teleguidata (directional drilling) gestita in remoto. Nei punti di maggiore profondità l'elettrodotto sottomarino scende fino a 370 metri sotto il livello del mare. Per riemergere, infine, nell'approdo di Favazzina, presso Scilla, in provincia di Reggio Calabria. Da qui si dipana il tratto più lungo, circa 40 chilometri, che arriva a Rizziconi. Dove stanno utlimando la stazione che sarà uno degli snodi-chiave della rete elettrica nazionale.
Quella dell'impatto ambientale è la partita più complicata, per Terna. La società sostiene che l'elettrodotto non è invasivo. Anzi: in Sicilia verranno demoliti 87 chilometri di vecchie linee aeree (270 tralicci) sul totale di 170 chilometri sull'intero tracciato. Altri numeri snocciolati con fierezza dall'ufficio stampa: 1.151 edifici liberati dalla vicinanza di elettrodotti, di cui 636 in un'area ad alto rischio ambientale, per un totale di 140 ettari di terreno, «pari a 175 campi di calcio». Ma dalla dismissione da progetto all'effettiva "liberazione" spesso è un pericoloso salto nel buio.
I ritardi in passato ci sono stati - e nessuno ha il coraggio di smentire questo dato - ma «stavolta è diverso», assicurano quelli di Terna. Certo, qualcosa di concreto c'è. Come a Scarcelli, nel comune di Saponara, che abbiamo visitato. Qui è stata quasi del tutto dismessa un'intera "campata" di 980 metri che dondolava sopra il quartiere. «I residenti erano felici - racconta un operaio - e quando abbiamo fatto la rimozione ogni mattina ci aspettavano per offrirci caffè e biscotti».
L'altro punto dolente è il perché non si sia scelto di costruire una linea fondata su cavi interrati: appena 5 chilometri underground sul totale dell'elettrodotto. Uno degli argomenti più gettonati sul fronte del no all'opera. Terna ribatte: «Il cavo interrato non assicura sicurezza e stabilità elettrica ai siciliani», perché «in caso di guasto» richiede «tempi di riparazione nell'ordine di settimane», durante le quali la rete siciliana, «obsoleta e poco magliata», non potrebbe assicurare la continuità di alimentazione; inoltre c'è il fattore dell'«elevata impedenza», poiché una linea di 380 kK su cavi interrati incrementerebbe «insostenibilmente la già pericolosa esposizione della rete regionale al rischio di sovraccarichi».
E infine, in controluce, il dato economico: l'interramento costa da 12 a 17 volte in più dei tralicci. «Ma questi soldi in più - sostengono - andrebbero tutti nelle bollette dei cittadini e delle imprese». La linea aerea viene realizzata, per il 95%, con i nuovi tralicci monostelo. «Non c'è nessun archistar dietro il modello», ci dicono. Deludendoci un po'. Sono meno orripilanti dei vecchi tralicci, ma definirli belli sarebbe esagerato.
L'altro dubbio è sull'inquinamento elettromagnetico. Risposta tranchant di Terna: «Il nuovo elettrodotto rispetta, in ogni punto del tracciato, i limiti previsti dalla normativa italiana, una delle più restrittive d'Europa, in tema di campi elettromagnetici», ovvero sotto i 3 microtesla. Sembra di sentire parlare gli americani sul Muos di Niscemi, ma la società sembra pronta a sfidare chiunque: oltre al beneficio della «dismissione di vecchie linee con maggiori emissioni», nel nuovo elettrodotto «le distanze di sicurezza dagli abitanti sono calcolate sulla base della massima capacità di trasporto di energia, condizione che nei fatti non si realizza mai», perché le linee devono mantenere un 50% dell'effettiva capacità per il backup in caso di guasti o interventi.
E allora il Ponte sotto lo Stretto è (quasi) cosa fatta. «Sono stati montati quasi tutti i sostegni monostelo. Si sta procedendo alla realizzazione delle fondazioni degli ultimi quattro sostegni. È in fase di realizzazione la tesatura dei conduttori. La posa dei cavi sottomarini è già stata effettuata e si stanno completando i lavori nel punto di approdo dei cavi su entrambe le coste, siciliana e calabra».
Insomma, il conto della rovescia è partito. Obiettivo: giugno 2015, «ma alla fine di quest'anno - ha detto l'ad di Terna, Flavio Cattaneo - i primi cavi saranno interconnessi». Il più felice di quest'annuncio lo incontriamo alla stazione elettrica di Villafranca.
«Volevo andare in pensione per godermi famiglia e amici», ci racconta un vecchio operaio mentre con lo sguardo cerca di accarezzare la sponda calabra. Poi sospira: «Non ce l'ho fatta, per colpa della Fornero. Ma poco male, perché quest'opera sarà importante per i miei nipoti e per i nipoti dei miei nipoti. E sono orgoglioso di restare ancora in cantiere, magari vorrei vederlo cominciare a funzionare, questo benedetto elettrodotto». Contento lui...
È stato derubricato a costosissimo miraggio di una stagione - politica, economica, fors'anche umana - che sembra già ingiallita nelle pagine dei faldoni del progetto. Che non si fa, forse non si farà mai. E, con il rinculo della suggestione, ci troviamo catapultati in un'altra storia. Con meno grandeur, con meno plastici da esporre al pubblico ludibrio, con un valore meno simbolico. Forse con più utilità, in fondo. Eppure con le stesse proteste sul territorio e il medesimo mal di pancia.
Eccoci nell'approdo siciliano del "Ponte sotto lo Stretto". In località Fiumara Gallo, territorio di Villafranca Tirrena, in provincia di Messina. In una spianata a degradare sul mare, ecco i terminali dell'elettrodotto che Terna sta costruendo per collegare l'Isola al resto d'Italia.
Qui i cavi gialli e blu che sgorgano dal Tirreno si trasformano in altri cavi, neri ma dello stesso diametro, per trasportare l'energia in tutta la Sicilia. È la linea Sorgente-Rizziconi, in tutto 105 chilometri.
Non passeranno né Tir, né auto, né treni. Ma l'alta velocità in questione è quella elettrica: una nuova linea a 380 kV, che rappresenta la sfida più importalte per il Gestore unico e proprietario della rete di trasmissione in alta tensione italiana, titolare della concessione governativa delle "autostrade dell'eneriga" in regime di monopolio regolato, con 700 milioni di euro di investimento.
Questo non è più un sogno ben digitalizzato in un rendering virtuale. È un'opera vera, che tocchiamo con mano. Sopra e sotto il livello del mare. Il vero punto d'inizio nell'isola è nella stazione elettrica di Sorgente, a Messina, una specie di super cabina di regia dell'approvvigionamento elettrico di tutta l'Isola. «È la più grande d'Italia - spiega uno dei responsabili - e da qui si diramano i principali collegamenti per Palermo, Ragusa e Catania». C'è un cicaleccio quasi assordante. Ci spiegano che trattasi del cosiddetto "effetto corona", «l'umidità dell'aria a contatto con i conduttori».
Da Sorgente si avvia un tratto aereo di 21 chilometri che arriva appunto alla stazione di Villafranca Tirrena (definita in «in avanzato stato di costruzione»), dove c'è un cavo interrato di circa due chilometri fino all'approdo del cavo marino di Fiumara Gallo. Questo è uno dei terminali della parte più suggestiva del tracciato: 38 chilometri di cavo marino a doppia terna. Il più lungo del mondo, più degli elettrodotti Canada-Vancouver (31 km), Spagna-Marocco (28,5 km) e Giordania-Egitto (13,6 km).
Sotto lo Stretto lo spettacolo è mozzafiato. Già completata la posa, nelle vicinanze degli approdi i cavi gialli e blu sono stati inseriti in una tubazione sotterranea, predisposta con degli scavi e, in alcune parti del tracciato con una perforazione teleguidata (directional drilling) gestita in remoto. Nei punti di maggiore profondità l'elettrodotto sottomarino scende fino a 370 metri sotto il livello del mare. Per riemergere, infine, nell'approdo di Favazzina, presso Scilla, in provincia di Reggio Calabria. Da qui si dipana il tratto più lungo, circa 40 chilometri, che arriva a Rizziconi. Dove stanno utlimando la stazione che sarà uno degli snodi-chiave della rete elettrica nazionale.
Quella dell'impatto ambientale è la partita più complicata, per Terna. La società sostiene che l'elettrodotto non è invasivo. Anzi: in Sicilia verranno demoliti 87 chilometri di vecchie linee aeree (270 tralicci) sul totale di 170 chilometri sull'intero tracciato. Altri numeri snocciolati con fierezza dall'ufficio stampa: 1.151 edifici liberati dalla vicinanza di elettrodotti, di cui 636 in un'area ad alto rischio ambientale, per un totale di 140 ettari di terreno, «pari a 175 campi di calcio». Ma dalla dismissione da progetto all'effettiva "liberazione" spesso è un pericoloso salto nel buio.
I ritardi in passato ci sono stati - e nessuno ha il coraggio di smentire questo dato - ma «stavolta è diverso», assicurano quelli di Terna. Certo, qualcosa di concreto c'è. Come a Scarcelli, nel comune di Saponara, che abbiamo visitato. Qui è stata quasi del tutto dismessa un'intera "campata" di 980 metri che dondolava sopra il quartiere. «I residenti erano felici - racconta un operaio - e quando abbiamo fatto la rimozione ogni mattina ci aspettavano per offrirci caffè e biscotti».
L'altro punto dolente è il perché non si sia scelto di costruire una linea fondata su cavi interrati: appena 5 chilometri underground sul totale dell'elettrodotto. Uno degli argomenti più gettonati sul fronte del no all'opera. Terna ribatte: «Il cavo interrato non assicura sicurezza e stabilità elettrica ai siciliani», perché «in caso di guasto» richiede «tempi di riparazione nell'ordine di settimane», durante le quali la rete siciliana, «obsoleta e poco magliata», non potrebbe assicurare la continuità di alimentazione; inoltre c'è il fattore dell'«elevata impedenza», poiché una linea di 380 kK su cavi interrati incrementerebbe «insostenibilmente la già pericolosa esposizione della rete regionale al rischio di sovraccarichi».
E infine, in controluce, il dato economico: l'interramento costa da 12 a 17 volte in più dei tralicci. «Ma questi soldi in più - sostengono - andrebbero tutti nelle bollette dei cittadini e delle imprese». La linea aerea viene realizzata, per il 95%, con i nuovi tralicci monostelo. «Non c'è nessun archistar dietro il modello», ci dicono. Deludendoci un po'. Sono meno orripilanti dei vecchi tralicci, ma definirli belli sarebbe esagerato.
L'altro dubbio è sull'inquinamento elettromagnetico. Risposta tranchant di Terna: «Il nuovo elettrodotto rispetta, in ogni punto del tracciato, i limiti previsti dalla normativa italiana, una delle più restrittive d'Europa, in tema di campi elettromagnetici», ovvero sotto i 3 microtesla. Sembra di sentire parlare gli americani sul Muos di Niscemi, ma la società sembra pronta a sfidare chiunque: oltre al beneficio della «dismissione di vecchie linee con maggiori emissioni», nel nuovo elettrodotto «le distanze di sicurezza dagli abitanti sono calcolate sulla base della massima capacità di trasporto di energia, condizione che nei fatti non si realizza mai», perché le linee devono mantenere un 50% dell'effettiva capacità per il backup in caso di guasti o interventi.
E allora il Ponte sotto lo Stretto è (quasi) cosa fatta. «Sono stati montati quasi tutti i sostegni monostelo. Si sta procedendo alla realizzazione delle fondazioni degli ultimi quattro sostegni. È in fase di realizzazione la tesatura dei conduttori. La posa dei cavi sottomarini è già stata effettuata e si stanno completando i lavori nel punto di approdo dei cavi su entrambe le coste, siciliana e calabra».
Insomma, il conto della rovescia è partito. Obiettivo: giugno 2015, «ma alla fine di quest'anno - ha detto l'ad di Terna, Flavio Cattaneo - i primi cavi saranno interconnessi». Il più felice di quest'annuncio lo incontriamo alla stazione elettrica di Villafranca.
«Volevo andare in pensione per godermi famiglia e amici», ci racconta un vecchio operaio mentre con lo sguardo cerca di accarezzare la sponda calabra. Poi sospira: «Non ce l'ho fatta, per colpa della Fornero. Ma poco male, perché quest'opera sarà importante per i miei nipoti e per i nipoti dei miei nipoti. E sono orgoglioso di restare ancora in cantiere, magari vorrei vederlo cominciare a funzionare, questo benedetto elettrodotto». Contento lui...
Fonte La Sicilia - Mario Barresi