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Intascò i soldi dei risparmiatori ex direttore condannato a 7 anni

27-12-2014 22:01 - Attualità
I cittadini, anzi gli "utenti", come vengono definiti in burocratese, compravano obbligazioni, buoni fruttiferi e bot. Lui prendeva quei soldi e ci giocava in borsa (la sua). In questo modo si è intascato qualcosa com un milione e mezzo di euro alle spalle di inconsapevoli risparmiatori che quei soldi, invece, se li erano sudati. Adesso per l'ex direttore delle Poste di Nicolosi, Liborio Ferrara, 65 anni, è arrivata una sentenza a sancire il suo comportamento infedele.

Il giudice dell'udienza preliminare di Catania, Anna Maggiore, lo ha condannato, infatti, a sette anni di reclusione per i reati di peculato, falso e truffa aggravata, accogliendo in pieno le richieste del pubblico ministero, Alessia Natale. Ferrara dovrà anche risarcire le parti civili che si sono costituite al processo (sei, anche se le parti lese erano una quindicina e non si sono costituite parti civili perché hanno già riottenuto il denaro) restituendo loro le somme sottratte.

Il processo si è svolto con il rito abbreviato, cioè è stato tutto deciso sulla base delle prove raccolte nel corso delle indagini preliminari e, questo, ha consentito all'imputato, come prevedere la legge, di avere uno sconto di pena (un terzo).

La vicenda dell'ex direttore arrestato per peculato e truffa fece scalpore a Nicolosi ache perché il direttore era un "istituzione" in paese e tutti si rivolgevano a lui per chiedere consigli su come investire i propri riasparmi.

Per cui quando venne arrestato, poco più di un anno fa, la notizia venne accolta con sorpresa prima e con preoccupazione poi, considerato che il danno per i piccoli risparmiatori fu una vera e propria mazzata. Fu la Guardia di Finanza anche su input delle stesse Poste italiane cui era arrivata voce che i clienti raggirati si stavano recando, uno ad uno, dai carabinieri, a condurre le indagini. E bastò poco alle Fiamme gialle per ricostruire il meccanismo della truffa messo in piedi dal direttore.

Il modus operandi era "variegato". In alcuni casi compilava buoni fruttiferi postali falsi e ricevute di prenotazione di titoli d'investimento false (tutta documentazione "dematerializzata", cioè non cartacea, secondo una tipologia di titoli offerta dalle Poste), in altri semplicemente si appropriava del denaro che i clienti gli avevano affidato per l'acquisto di buoni fruttiferi postali, bot e titoli obbligazionari.

Tutto questo dal 16 agosto 2005 al 30 novembre 2011 (ultimo giorno di Ferrara in servizio nell'Ufficio postale di Nicolosi).

Il denaro di cui Ferrara si è appropriato sarebbe servito in parte per l'acquisto di immobili (e infatti la procura all'epoca sequestrò i beni a Ferrara), in parte per investire in borsa, quella vera, senza grandi successi. In parte, grazie all'attività degli investigatori, quel denaro venne recuperato, il resto s'è volatilizzato.

Tanto che i cittadini-vittime, almeno le sei parti civili che si sono costituite in giudizio con l'assistenza degli avvocati Salvatore Leotta, Alfredo Lanza e Patrizia Sapienza (l'imputato era difeso dall'avvocato Pietro Nicola Granata), hanno intenzione di citare in giudizio proprio Poste italiane come responsabile civile cui battere cassa per rientrare in possesso del loro denaro.

Non è la prima volta che le Poste si ritrovano a fare i conti con direttori "infedeli". Sempre in provincia di Catania era già accaduto nel 2011 a San Gregorio. In quell'occasione di direttore dell'Ufficio postale truffò ai suoi clienti 4 milioni di euro. In quel caso lucrando su libretti, depositi e buoni fruttiferi, l'ex direttore accumulò un gruzzolo che gli permise di acquistare una lussuosa villa alle pendici dell'Etna e una barca.


Articolo di Carmen Greco.
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